Nicola Nannini
Pittura - fondamenti e avvio alla poetica
È nato a Bologna nel 1972. Vive e lavora tra Bologna e Vicenza ed è docente di pittura presso l’accademia Cignaroli di Verona.
La sua pittura si nutre di suggestioni estetiche e concettuali desunte da uno studio metodico del chiaroscuro seicentesco, si nutre del segno corposo e arrischiato dell’800 Italiano e inseguendo gli ultimi fuochi della mitteleuropa secessionista approda ad una propria cifra stilistica e concettuale. Queste istanze si mescolano e fondono nelle tele di Nannini, dove il dialogo costante con la propria formazione culturale è parte integrante di una poetica consolidata ormai da anni. Nannini affronta cicli tematici che vanno dalla catalogazione di tipologie umane e vedute urbane a paesaggi di ampio respiro all’insegna di un’ambivalenza ”quasi preoccupante“ tra esigenze simboliste (o addirittura romantiche) da un lato e aspirazioni razionalistiche dall’altro, nella volontà di catalogare lucidamente l’ambiente circostante e i suoi abitanti. Quasi un’enciclopedia per immagini del nostro tempo. La materia pittorica, la tecnica “antica”, le esigenze plastiche sono una scelta costante e consapevole nel lavoro di Nannini, dove la pittura può ancora “comprendere” il mondo e raccontare.
Ogni lavoro si muove tra l’esigenza “macro” di una visione d’insieme e la necessità di una letteratura del dettaglio; un movimento dinamico dal particolare all’insieme e, viceversa, dal macro al micro. La pittura, così, vive di paste e spessori, di materia o dissolvenze, sino a farsi liquida e diafana nella ritmica alternanza delle differenti messe a fuoco. La stasi del dettaglio si affianca al gesto più azzardato; la colatura e lo svelamento delle “preparazioni” nei brani di non finito, avvolgono, dinamiche e incuranti, tasselli di precisione descrittiva.
Prospettive talora improbabili, a volo d’uccello, dal marciapiede in primo piano sino all’azzurro sfuocato di un lontano infinito, sono funzionali alla finestra su un mondo in divenire, mai statico e foriero di infinite vicende, una nell’altra, quotidiane, normali e così umane, di terra e di cielo.
È nato a Bologna nel 1972. Vive e lavora tra Bologna e Vicenza ed è docente di pittura presso l’accademia Cignaroli di Verona.
La sua pittura si nutre di suggestioni estetiche e concettuali desunte da uno studio metodico del chiaroscuro seicentesco, si nutre del segno corposo e arrischiato dell’800 Italiano e inseguendo gli ultimi fuochi della mitteleuropa secessionista approda ad una propria cifra stilistica e concettuale. Queste istanze si mescolano e fondono nelle tele di Nannini, dove il dialogo costante con la propria formazione culturale è parte integrante di una poetica consolidata ormai da anni. Nannini affronta cicli tematici che vanno dalla catalogazione di tipologie umane e vedute urbane a paesaggi di ampio respiro all’insegna di un’ambivalenza ”quasi preoccupante“ tra esigenze simboliste (o addirittura romantiche) da un lato e aspirazioni razionalistiche dall’altro, nella volontà di catalogare lucidamente l’ambiente circostante e i suoi abitanti. Quasi un’enciclopedia per immagini del nostro tempo. La materia pittorica, la tecnica “antica”, le esigenze plastiche sono una scelta costante e consapevole nel lavoro di Nannini, dove la pittura può ancora “comprendere” il mondo e raccontare.
Ogni lavoro si muove tra l’esigenza “macro” di una visione d’insieme e la necessità di una letteratura del dettaglio; un movimento dinamico dal particolare all’insieme e, viceversa, dal macro al micro. La pittura, così, vive di paste e spessori, di materia o dissolvenze, sino a farsi liquida e diafana nella ritmica alternanza delle differenti messe a fuoco. La stasi del dettaglio si affianca al gesto più azzardato; la colatura e lo svelamento delle “preparazioni” nei brani di non finito, avvolgono, dinamiche e incuranti, tasselli di precisione descrittiva.
Prospettive talora improbabili, a volo d’uccello, dal marciapiede in primo piano sino all’azzurro sfuocato di un lontano infinito, sono funzionali alla finestra su un mondo in divenire, mai statico e foriero di infinite vicende, una nell’altra, quotidiane, normali e così umane, di terra e di cielo.